Monologhi sulla vita: ecco quelli da conoscere

Monologhi sulla vita, sull’amore, sulla felicità … quanti ne abbiamo ascoltati nel corso della nostra vita?

Sicuramente tanti: discorsi spontanei fatti da amici, genitori, conoscenti, professori o discorsi costruiti ad arte interpretati da attori famosi.

Alcuni di essi rimangono impressi nella memoria di chi li ascolta perché in grado di toccare le corde giuste e di smuovere qualcosa dentro; perché capaci di fornire la motivazione e la carica per affrontare momenti di particolare difficoltà, in ambito lavorativo, familiare, sportivo o personale.

Inutile dire che il cinema, in tal senso, è un contenitore immenso dal quale poter attingere carica motivazionale.

Noi dell’Università Telematica Unicusano di Cagliari abbiamo raccolto in questo post quelli che, a nostro avviso, sono i monologhi sulla vita più belli e profondi.

Siamo sicuri che nella nostra selezione troverai qualche spunto di riflessione interessante …

Buona lettura!

Dal monologo di Benigni

‘Vita’, ‘amore’ e ‘felicità’ sono termini importanti: a volte li utilizziamo con eccessiva superficialità; talvolta ci spaventano e ne prendiamo le distanze; quasi sempre ci affanniamo a intrappolarli in riduttive definizioni o a circoscriverli in filosofiche interpretazioni.

Ciò che invece non facciamo quasi mai è ‘viverli’.
Presi come siamo da doveri, impegni, ansie e inutili frenesie ci dimentichiamo di vivere la vita, e con essa anche l’amore e la felicità; ci dimentichiamo di assaporare attimi, sensazioni ed emozioni, che nel frattempo passano senza che neanche ce ne rediamo conto.
Ed è proprio la nostra superficialità, quel nostro non ‘rendercene conto’, che innesca il processo di insoddisfazione che inonda tutto ciò che ci circonda e ci rende ‘perennemente infelici’.

Ma veniamo alle parole di Benigni, che è riuscito sicuramente in maniera egregia ad esprimere il concetto di amore, e quindi di vita.

“ … ‘Amarsi’ … però c’è una cosa da dire … ‘che il tempo passa’ e il problema fondamentale dell’umanità da duemila anni è rimasto lo stesso AMARSI, solo che ora è diventato più urgente. Molto più urgente. E quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo. Ci dobbiamo affrettare. Affrettiamoci ad amare. Noi amiamo sempre troppo poco  e troppo tardi. Affrettiamoci ad amare perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore; perché non esiste amore sprecato e perché non esiste un’emozione più grande di sentire quando siamo innamorati che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona, che non bastiamo a noi stessi, e perché tutte le cose, ma anche quelle inanimate come le montagne, i mari le strade, ma di più, di più … il cielo, il vento … di più le stelle … di più le città, i fiumi, le pietre, i palazzi … tutte queste cose che di per sé sono vuote, indifferenti, improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano, e ci affascinano, ci commuovono. Perché? Perché contengono un presentimento d’amore, anche le cose inanimate. Perché il fasciame di tutta la creazione è amore. E perché l’amore combacia con il significato di tutte le cose: la FELICITA’.
Sì, la felicità. A proposito di felicità, cercatela! Tutti i giorni, continuamente, anzi, chiunque mi ascolti ora, si metta in cerca della felicità, ora, in questo momento stesso, perché è lì, ce l’avete, ce l’abbiamo, perché l’hanno data a tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli ce l’hanno data in regalo, in dote ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono. E molti di noi l’hanno nascosto così  bene che non si ricordano dove l’hanno messo ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria. I cassetti, i comodini che ci avete dentro, vedrete che esce fuori, c’è la felicità, provate a voltarvi di scatto, magari la pigliate di sorpresa, ma è lì.

Dobbiamo pensarci sempre alla felicità e anche se a volte lei si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. Fino all’ultimo giorno della nostra vita. E non dobbiamo avere paura nemmeno della morte. Guardate che è più rischioso nascere che morire. Non bisogna aver paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero. Saltate dentro all’esistenza ora, perché se non trovate niente ora, non troverete niente mai più. È qui l’eternità! Dobbiamo dire sì alla vita, dobbiamo dire un sì talmente pieno alla vita che sia capace di arginare tutti i no …”

La lettura del monologo è in grado di scuotere l’anima e la mente del lettore; ma le parole, pronunciate e interpretate da Benigni possiedono una forza e un’energia difficili da spiegare, capaci di sconvolgere e mettere in discussione anche il più scettico e spavaldo degli ascoltatori.

Provare per credere … ti basta cliccare qui per ascoltarlo su YouTube.

Dal film ‘Ogni maledetta domenica’

Tra i monologhi dei film più famosi, quello estratto dalla pellicola di Oliver Stone ‘Ogni maledetta domenica’ è diventato una sorta di strumento motivazionale.

Le parole pronunciate da Al Pacino alla propria squadra, prima di un importantissimo incontro, vengono spesso riprese per motivare gruppi di persone che condividono i medesimi obiettivi, in ambito sportivo, professionale o nella vita in generale.

È superfluo sottolinearlo, ma l’interpretazione magistrale di Al Pacino è ciò che trasforma le parole del monologo in sorgenti di carica, fisica e mentale.

Ecco ciò che dice il coach negli spogliatoi ai giocatori:

“… e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?

Dal film ‘Io sono leggenda’

Ci troviamo a New York, immersi in uno scenario post apocalittico dovuto alle conseguenze di un virus letale.
Will Smith, nei panni del protagonista, Robert Neville, nell’ascoltare un brano di Bob Marley si sofferma sul messaggio di unità e fratellanza diffuso dal re del reggae giamaicano in tutto il mondo.

Le parole danno vita a un monologo che è considerato, a livello cinematografico, uno dei discorsi più famosi sulla forza; la forza di combattere il ‘male’ con tutte le proprie energie.

La conclusione è più o meno questa: Se i ‘buoni’ si impegnassero a migliorare il mondo tanto quanto i ‘cattivi’ si impegnano a rovinarlo, tutto sarebbe diverso e tutti sarebbero un po’ più felici.

Il monologo, per quanto incentrato sulla vita in generale, ‘nasconde’ un tributo al mito di Bob Marley.

“… aveva un’idea tutta sua, un’idea che potremmo quasi definire ‘da virologo’.
Lui pensava che si potessero curare il razzismo e l’odio, letteralmente curare, tramite delle iniezioni di musica e di amore, nella vita delle persone.

Un giorno doveva suonare a una manifestazione per la
pace; degli uomini sono andati a casa sua e gli hanno sparato addosso.

Due giorni dopo lui è salito su quel palco e ha cantato. Qualcuno gli ha
chiesto: “perché?” e lui ha detto:” perché le persone che cercano di
far diventare peggiore questo mondo, non si concedono un giorno libero.
Come potrei farlo io? Illumina L’oscurità!!!”

monologhi film

Da una storiella zen

Girovagando qua e là sul web alla ricerca di monologhi sulla vita da inserire nella nostra raccolta, un testo ha letteralmente rapito la nostra attenzione.

Si tratta di un discorso sulla legge del karma, fatto da un padre a un figlio, che trae spunto dalla sorpresa di un bambino di fronte alla scoperta dell’eco; la spiegazione del fenomeno fornita dal genitore oltrepassa i confini scientifici e raggiunge una dimensione che sfiora il filosofico.

Quello che segue è un messaggio di pura saggezza che, letto in maniera più profonda e interpretato nel senso più ampio del significato, invita a liberare la mente da pensieri negativi, preconcetti e limiti inutili, rieducandola a concentrarsi su immagini e messaggi postivi.

D’altronde, come sosteneva James Joyce “la vita è come un eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii”

Ecco il testo:

“ Un ragazzino e suo padre passeggiavano tra le montagne …
All’improvviso il ragazzino inciampò, cadde e, facendosi male, urlò
“AAAhhhhhhhhhhh!!!”

Con suo gran stupore il bimbo sentì una voce venire dalle montagne che
ripeteva :
“AAAhhhhhhhhhhh!!!”

Con curiosità, egli chiese: “Chi sei tu?”
E ricevette la risposta: “Chi sei tu?”
Dopo il ragazzino urlò: “Io ti sento! Chi sei?”
E la voce rispose: “Io ti sento! Chi sei?”
Infuriato da quella risposta egli urlò: “Codardo”
E ricevette la risposta: “Codardo!”
Allora il bimbo guardò suo padre e gli chiese: “Papà, che succede?”
Il padre gli sorrise e rispose: ”Figlio mio, ora stai attento:”

E dopo l’uomo gridò: “Tu sei un campione!”
La voce rispose: “Tu sei un campione!”
Il figlio era sorpreso ma non capiva.
Allora il padre gli spiegò: “La gente chiama questo fenomeno ECO ma in
realtà è VITA.

La Vita, come un’eco, ti restituisce quello che tu dici o fai.
La vita non è altro che il riflesso delle nostre azioni.
Se tu desideri più amore nel mondo, devi creare più amore nel tuo cuore;
Se vuoi che la gente ti rispetti, devi tu rispettare gli altri per primo.

Questo principio va applicato in ogni cosa, in ogni aspetto della vita; la
Vita ti restituisce ciò che tu hai dato ad essa.

La nostra Vita non è un insieme di coincidenze,
è lo specchio di noi stessi.”

Dal web

Non siamo riusciti a risalire alla fonte del monologo che segue; che sia un fatto realmente accaduto o un testo scritto ad arte con finalità motivazionali poco importa, merita comunque di essere inserito nel nostro elenco di monologhi sulla felicità.

Le parole del discorso fatto da un professore ai propri studenti fanno riflettere su un piccolo e apparentemente insignificante dettaglio: la tendenza umana a pensare negativo; ciò che poi impedisce di vivere davvero felici.

Basta ripulire la mente da zavorre inutili per fare spazio a pensieri positivi, propositivi e motivanti; soltanto in questo modo è possibile rendere il terreno fertile per l’innesto della felicità.

“Un giorno un professore, stava tenendo una lezione all’università. Gli
studenti erano tutti attratti dalle sue parole, e quando il professore prese
un bicchiere e lo riempì per metà d’acqua, tutti si aspettavano che egli
facesse la classica domanda: ”Mezzo pieno o mezzo vuoto?” Invece…
il prof. prese il bicchiere e chiese: ”Quanto pesa?”
Uno studente rispose:”300-400 grammi”
Il professore lo guardò con intensità negli occhi e gli rispose: ”Dipende da
quanto tempo lo tengo in mano, se lo tengo per pochi secondi non è un
problema…se lo tengo per qualche ora avrò un braccio indolenzito e
sentirò dolore, se lo tengo una giornata intera avrò il braccio
paralizzato…ma il peso del bicchiere non cambia è sempre lo stesso”
Questa riflessione spiazzò gli studenti che ora pendevano tutti dalle
labbra del professore, che con totale sicurezza continuò:” Tutte le
preoccupazioni, i dubbi, le lamentele e i pensieri negativi che nutrite nella
vita hanno delle conseguenze…se le alimentate per poco non è un
problema ma se le alimentate un po’ più a lungo inizieranno a paralizzarvi
e a bloccarvi, ricordate di posare il bicchiere”


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