Perché il multitasking nello studio rischia di renderti meno produttivo

Tra gli anglicismi con cui abbiamo imparato a familiarizzare negli ultimi decenni vi è sicuramente il termine multitasking, che indica la capacità di un individuo di svolgere più azioni contemporaneamente. In questa guida dell’Università Telematica Niccolò Cusano ci concentreremo sul multitasking da studio, una caratteristica comune a molti studenti i cui benefici sono parzialmente smentiti da alcuni recenti studi.

Cosa significa essere multitasking? Nell’era digitale odierna, ciò che viene abitualmente indicato come multi-tasking – letteralmente, l’abilità di svolgere più attività contemporaneamente –  individua soprattutto lo switch-tasking, ossia la capacità di un individuo di spostarsi rapidamente da un’attività ad un’altra.

Questa tendenza ad accomunare i due termini è figlia della società iper-connessa di oggi. Siamo continuamente preda, nello studio così come sul luogo di lavoro, dei social network, veniamo continuamente interrotti da messaggini, telefonate e notifiche, guardiamo la tv mentre prepariamo un’esame all’università.

Da qui l’esigenza di adattare il nostro cervello a stimoli continui, che in sostanza ci disturbano mentre compiamo una determinata azione.

Multitasking studio: più contro che pro

Fino a qualche tempo fa si è ritenuto il multitasking un’arma in più a disposizione di studenti e lavoratori, un’abilità appannaggio di individui brillanti e produttivi.

Una visione del multitasking così positiva è stata in (buona) parte smentita in anni recenti. Alcuni studi, infatti, hanno stabilito che il passaggio continuo da un compito ad un altro non incoraggia la produttività. Anzi, ne facilità lo spreco. Il motivo? Il livello di attenzione si abbassa, avendo a che fare con più attività, e la riattivazione della concentrazione non è un passaggio automatico e repentino.

Per rispondere ai ritmi sempre più frenetici dell’era digitale, molti hanno ritenuto utile affinare una certa abilità nel gestire più cose insieme, nella speranza di ottimizzare tempi e costi.

Riuscire a fare più cose contemporaneamente ci convince infatti che stiamo realizzando più cose allo stesso tempo, risparmiando in tempo e fatica. Ma è davvero una pratica produttiva il multitasking nello studio e nel lavoro?

Quello che molti esperti affermano oggi è che, in sostanza, il nostro cervello è progettato per compiere un’operazione alla volta. Naturalmente, può sostenere anche più attività contemporaneamente ma l’efficienza ne risulterà compromessa.

Sovraccaricato di input da elaborare, il cervello non riesce a decifrare in maniera rapida e valida l’enorme mole di dati a disposizione. Meglio, quindi, procedere uno step alla volta.

Produttività multitasking? Falso!

La produttività da multitasking è, come abbiamo visto, un mito da sfatare. Ovviamente, siamo in grado di fare più cose contemporaneamente come guidare, parlare al telefonino, osservare i cartelli stradali e ascoltare musica. Non è possibile , però, prestare attenzione a più attività assieme in modo efficace senza compromettere la comprensione e l’efficienza di una di esse.

Studi scientifici evidenziano che, quando vogliamo fare più cose contemporaneamente prestando attenzione ad ognuna, molto spesso lo svolgimento di uno di questi compiti viene meno. Le interruzioni avvengono per lo più perché veniamo distratti nel passaggio da un compito all’altro.

L’illusione di portare a termine più attività contemporaneamente non tiene quindi conto della qualità delle nostre prestazioni, che calano.

Se, mentre studiamo, siamo soliti ascoltare musica o tenere accesa la tv, l’elaborazione di concetti, l’analisi dei paragrafi e gli schemi riassuntivi richiederanno più tempo. Questo perché il nostro cervello subisce di continuo l’interferenza di fattori esterni all’attività principale (lo studio).

Gli effetti negativi del multitasking

Vediamo, in sintesi, quali sono gli effetti negativi del multitasking:

  • Spreco fino al 40 % del tempo (si impiega di più a completare un’attività)
  • Decremento della performance a livello qualitativo
  •  Diminuzione della capacità di apprendimento
  • Riduzione dell’attenzione e dell’efficienza
  • Aumento dello stress

Nella convinzione di portare a termine più cose contemporaneamente, costringiamo in realtà il nostro cervello a passare di continuo da un compito all’altro. Questa sollecitazione cognitiva causa, alla lunga, stress e affaticamento mentale.

Per gli studenti ciò si traduce addirittura in ansia (da prestazione), rifiuto della materia di studio, senso di inadeguatezza dovuto all’incapacità di non portare a termine con successo la preparazione di un esame.

Se avete a che fare con questi effetti collaterali del multitasking, l’Università telematica Niccolò Cusano di Cagliari vi invita a consultare la guida ai rimedi omeopatici per l’ansia da esame.

Gli studi sul multitasking: gli effetti sulla salute

La tesi fin qui sostenuta, quella del falso mito dei benefici del multitasking studio, è argomentata da alcuni studi portati avanti negli ultimi anni, tra cui quelli del Journal of Experimental Psychology.

L’autorevole rivista accademica ha realizzato un esperimento nel quale a due gruppi di studenti veniva chiesto di risolvere un compito matematico complesso.

Alcuni dei partecipanti potevano svolgere il compito in perfette condizioni ambientali mentre altri venivano sottoposti a continue interruzioni e distrazioni.

Dai risultati è emerso che in questo secondo gruppo si registrava un rallentamento del 40% nello svolgere l’esercizio rispetto al primo dove gli studenti potevano restare concentrati.

Non solo uno scadimento nella performance, il multitasking nello studio (così come in ambito professionale) ha ripercussioni anche sulle nostre capacità cerebrali e sulla nostra salute.

A causa della tendenza a restare sempre connessi e operare su più attività, tendiamo ad ingrassare. Fateci caso: spesso, mentre ripassiamo o lavoriamo, mangiamo qualche snack davanti ad uno schermo o ad un libro di testo. Cosa comporta ciò? Il senso di sazietà è compromesso perché non siamo concentrati unicamente sul mangiare bensì siamo distratti da altro.

Un’ulteriore conseguenza negativa è stata dimostrata da una ricerca eseguita dal professore di Psichiatria della London University, Glenn Wilson, secondo il quale gli individui che ricorrono al multitasking hanno una minore capacità intellettiva.

Quando intervengono fattori di distrazione, il QI diminuisce anche di 10 punti perché nel cervello vengono liberati cannabinoidi, gli stessi principi attivi della marijuana. Il continuo e veloce switch di attenzione da un compito all’altro fa consumare più energia al cervello, facendoci sentire stanchi in minor tempo.

Come smettere di essere multitasking nello studio

Per smettere di essere multitasking nello studio occorre, innanzitutto, individuare i fattori di distrazione: dal bombardamento continuo di notifiche dello smartphone (che è possibile silenziare) alla tv accesa passando per la musica in sottofondo.

Successivamente, è utile pianificare l’attività di studio o di lavoro, fissando degli obiettivi da raggiungere e organizzando la preparazione all’esame in base al calendario.

Infine, oltre ad un’efficiente organizzazione dello studio, è indispensabile non sovraccaricare il proprio cervello, prendendosi le giuste pause, il che non equivale certo a procrastinare bensì ad alleggerire i carichi di lavoro per poter poi riprendere a studiare  in condizioni ideali psicofisiche.


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