Cos’è e come funziona la magistratura di sorveglianza?

Sei uno studente di giurisprudenza a Cagliari e, per il post laurea, sei interessato ad una carriera nella magistratura di sorveglianza?

Questa mini guida dell’Università telematica Niccolò Cusano di Cagliari farà luce sulle caratteristiche e le funzioni di questo settore della magistratura italiana.

Prima di illustrare i passaggi per intraprendere un percorso professionale nella magistratura di sorveglianza, occorre capire le peculiarità e gli ambiti di operatività di questo organo.

Magistratura di sorveglianza: cos’è

Ti starai chiedendo cos’è e come funziona la magistratura di sorveglianza. Per rispondere a questa domanda, è necessario fare riferimento alla legge di Riforma dell’Ordinamento Penitenziario (legge 26 luglio 1975 n. 354), attuativa dell’articolo 27 della Costituzione.

Tale legge ha introdotto, appunto, la magistratura di sorveglianza, alla quale compete, tra le altre cose, il giudizio sulla funzionalità ed efficienza della pena in relazione al fine specifico della rieducazione del condannato.

Di cosa si occupa, in sostanza, questa sezione della magistratura italiana? Essa opera nell’ambito della sorveglianza sull’esecuzione della pena, vigila sulle questioni relative ai diritti dei detenuti durante l’esecuzione della pena.

Essa regola la concessione e la gestione delle pene alternative alla detenzione, sia per la parte finale della pena sia prima dell’inizio della sua esecuzione.

La magistratura di sorveglianza ha quindi il compito di vigilare sull’esecuzione della pena nel rispetto dei diritti dei detenuti e degli internati. Tra i suoi compiti vi è anche quello dell’esecuzione delle misure di sicurezza.

La Magistratura di sorveglianza si compone di due organi giurisdizionali: il Magistrato di Sorveglianza e il Tribunale di Sorveglianza.

Il Magistrato di sorveglianza

La figura del magistrato di sorveglianza gode di ampi poteri che lo qualificano come il garante di conformità alla legge dell’attività penitenziaria.

Il magistrato di sorveglianza è, per caratteristiche, un organo monocratico con competenze relative all’esecuzione della pena.

Le sue funzioni, previste dall’art. 69 dell’ordinamento penitenziario, si possono distinguere tra funzioni di vigilanza e controllo, interventi a contenuto amministrativo ed emanazione di provvedimenti ed interventi a contenuto giurisdizionale.

In particolare, egli ha il compito di vigilare sulla organizzazione degli Istituti penitenziari, segnalare al ministero della Giustizia le esigenze di servizi, approvare il programma di trattamento individualizzato per ogni singolo detenuto e i provvedimenti di ammissione al lavoro all’esterno.

Il magistrato di sorveglianza si occupa della remissione del debito e della situazione dei condannati per infermità psichica, decide sulle concessioni dei permessi, sulle misure di sicurezza e sui reclami disciplinari e in materia di lavoro dei detenuti e degli internati.

Egli monitora, in sostanza, i diversi aspetti del trattamento penitenziario, valutandone i risultati parziali anche attraverso il confronto costante con i detenuti che chiedono di conferire, dei quali esamina il trattamento rieducativo.

Competenze

Il Magistrato di Sorveglianza è competente (nella fase dell’esecuzione della pena) per:

  • I ricoveri dei condannati in ospedali psichiatrici giudiziari;
  • Le misure di sicurezza;
  • Le pene detentive sostitutive (semi-detenzione e libertà controllata);
  • Il differimento e la sospensione (ma solo provvisoriamente prima che intervenga il Tribunale di Sorveglianza) dell’esecuzione di pene detentive anche se sostitutive.

I magistrati di sorveglianza sono organizzati in appositi uffici costituiti su base pluricircondariale. Ciascun ufficio di sorveglianza è composto da uno o più magistrati di sorveglianza.

Tribunale di sorveglianza

tribunale di sorveglianza: studi e sbocchi lavorativi

Abbiamo visto come il magistrato di sorveglianza vigili sulle carceri italiane, controllando che l’attuazione del trattamento del condannato e dell’internato risulti conforme ai principi sanciti dalla costituzione e dall’ordinamento penitenziario, attraverso visite e l’audizione dei detenuti.

Fra i suoi interventi a contenuto amministrativo rientrano l’approvazione del programma di trattamento dei condannati (e delle successive modificazioni) e la decisione sulla richiesta di permessi di necessità/premio e sull’ammissione al lavoro all’esterno.

Il magistrato di sorveglianza può determinare la modalità esecutiva di misure alternative e sanzioni sostitutive, che può concedere provvisoriamente, in attesa della decisione definitiva del Tribunale di Sorveglianza.

Il Tribunale di sorveglianza è una sezione di un tribunale ordinario competente, nell’ambito dell’ordinamento penitenziario italiano, a decidere sulle richieste di pene alternative alla detenzione in carcere presentate da condannati a pene brevi o da detenuti nelle carceri italiane.

Istituito dalla legge 26 luglio 1975, n. 354, esso si occupa della concessione e revoca delle misure o pene alternative alla detenzione in carcere.

Tra queste, rientrano affidamento in prova ordinario e particolare, semilibertà, liberazione anticipata, detenzione domiciliare, liberazione condizionale, differimento della esecuzione delle pene).

Il Tribunale di sorveglianza opera inoltre come giudice d’appello su provvedimenti assunti dal magistrato di sorveglianza.

Struttura e competenze

Il Tribunale di sorveglianza è strutturato come un organo collegiale e specializzato, composto di quattro membri: due sono magistrati ordinari che svolgono in via esclusiva queste funzioni; 2 sono esperti in psicologia, servizi sociali, pedagogia, psichiatria, criminologia clinica e scienze criminalistiche.

Tale collegio ha competenza territoriale su ciascun distretto di corte d’appello. Le decisioni del Tribunale di sorveglianza sono impugnabili tramite ricorso per cassazione.

Riassumendo, il Tribunale di Sorveglianza è competente per:

  • La concessione e la revoca della liberazione condizionale;
  • La riabilitazione;
  • L’applicazione delle misure alternative (V. oltre diffusamente in questa stessa pagina);
  • Il rinvio obbligatorio o facoltativo dell’esecuzione della pena detentiva o delle sanzioni sostitutive;
  • Il parere sulle domande di grazia.

Il tribunale di sorveglianza opera sia come giudice di primo grado che come giudice di secondo grado rispetto al magistrato di sorveglianza.

In primo grado è competente in tema di concessione e di revoca delle misure alternative alla detenzione, della liberazione condizionale e di rinvio obbligatorio o facoltativo dell’esecuzione delle pene detentive.

Come giudice di appello, il tribunale decide le impugnazioni proposte contro alcuni provvedimenti del magistrato di sorveglianza.

Il tribunale di sorveglianza decide sempre con ordinanza, adottata in camera di consiglio da un collegio composto da presidente, da un magistrato di sorveglianza e due esperti.

Uno dei due magistrati componenti il collegio deve appartenere all’Ufficio di Sorveglianza competente per territorio rispetto al luogo in cui si trova il soggetto interessato. Le ordinanze del tribunale sono soggette al ricorso per cassazione.

Come diventare Magistrato di sorveglianza

Se sei interessato ad una carriera professionale nella magistratura di sorveglianza, ti occorre sapere che l’iter ideale prevede, dopo le superiori, l’iscrizione all’Università.

Per quel che riguarda la scelta dei corsi, le aree di interesse sono quella giuridica e quella psicologica.

Se sei uno studente residente a Cagliari, l’Università telematica Niccolò Cusano ti offre la possibilità di iscriverti al Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza (LMG/01).

Se intendi intraprendere la carriera di psicologo (per poi operare come collegiale di un Tribunale di sorveglianza), Unicusano ti mette a disposizione inoltre il corso di laurea triennale e quello magistrale in Psicologia.

Master

Una volta conseguita la laurea, l’Ateneo Niccolò Cusano ti indirizzerà verso la carriera nella magistratura di sorveglianza attraverso la proposta del Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense.

Il Master ha come obiettivo principale quello di formare operatori esperti in Psicologia Giuridica e Forense in possesso delle competenze necessarie volte ad acquisire informazioni in ambito giuridico e peritale.

Il Master ha durata annuale pari a 1500 ore di impegno complessivo per il corsista, corrispondenti a 60 cfu; si svolgerà in modalità e-learning con piattaforma accessibile 24 h\24 ed è articolato in:

  • lezioni video e materiale appositamente predisposto;
  • congruo numero di ore destinate all’auto-apprendimento, allo studio individuale e domestico;
  • eventuali verifiche per ogni materia

Se sei interessato ad iscriverti ad uno dei corsi di laurea menzionati o se vuoi accedere al Master di II Livello in Psicologia Giuridica e Forense, non ti resta che contattare Unicusano attraverso il form online.


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